RITORNIAMO AGLI
ESAMI DI RIPARAZIONE
Il ministro Fioroni
ha fatto marcia indietro sugli esami di riparazione nelle scuole
superiori.
Gli esami di
riparazione furono aboliti perché quegli esami a settembre
davano vita ad una sorta di mercato nero della preparazione
scolastica tramite la quale gli insegnanti avevano modo di
integrare i loro magri stipendi. Ma quegli esami avevano anche
degli aspetti positivi che andavano al di là della possibilità
di colmare lacune di preparazione.
Essere rimandati
significava spese per il recupero e soprattutto rovinava le
ferie estive della famiglia, di conseguenza i genitori per
evitare queste incombenze, prestavano maggiore attenzione al
rendimento scolastico del proprio figlio. A sua volta il giovane
per evitare di essere rimandato stava più attento alle lezioni
di matematica, filosofia, latino o altro e soprattutto stava
attento alla condotta e di conseguenza era più rispettoso dei
propri insegnanti.
“[…] Che motivo
c’era di impegnarsi se tanto si poteva colmare con calma e al
termine delle vacanze il deficit formativo? E perché esser
rispettosi di un insegnante che comunque non poteva turbare le
vacanze estive?[…]Il risultato fu la trasformazione della scuola
in una perdita di tempo o in un luogo di svago, mortificante
tanto per i docenti, quanto per quegli studenti che si
impegnavano e che provavano un senso di frustrazione nel vedere
alla fine promossi anche quei compagni che non avevano studiato.
Perché impegnarsi se tanto la scuola era una buffonata in cui
tutti venivano promossi?”
(Raimondo Cubeddu,
Ecco perché gli esami di riparazione ci piacciono, 13.10.07
l’Occidentale).
Così dopo
decenni di “controscuola” sensantottara, di docimologia e di
“griglie di valautazione”, di mappe di ricognizione e di altro
bestiario pedagogico, una scuola voluta dai pedagoghi della
sinistra che dura ormai dal lontano 1968, una vera dittatura, la
scuola ridotta solo all’ambito di socializzazione, di
adolescenza prolungata, di parcheggio, di rinvio delle
responsabilità. In pratica è la scuola dove bisogna tirare a
campare e portare a casa un titolo di studio,
dotato del pieno valore legale e del massimo
disvalore reale.
I motivi a
favore del ripristino degli esami di riparazione sono tanti,
intanto per un alunno che ha preso una serie di 3 ha diritto a
partecipare ad una serie di corsi di recupero a spese del
contribuente. Se sarà bocciato ricorrerà e gli daranno ragione,
non solo, dirigente scolastico e docenti possono essere
sanzionati. Negli scrutini finali, l’alunno va promosso a
meno che non abbia fatto registrare gravi lacune rispetto agli
obiettivi minimi (fuori dal pedagoghese, 4 o meno) in un
rilevante numero di materie. Ma l’alunno, per essere promosso,
deve aver conseguito la sufficienza in tutte le materie. Di
conseguenza, se l’alunno Pierino ha uno o due 5, poniamo in
matematica e latino, questi saranno automaticamente trasformati
in 6 (cosiddetto “6 rosso”). Perverso il calcolo dei
crediti scolastici, che non tiene conto del “colore” del 6,
“[…]quindi l’alunno Pierino, che non ha
studiato matematica e latino perché non gli andava, avrà lo
stesso credito dell’alunno Ciccillo che non è un genio ma i 6 se
li è sudati studiando tutto l’anno; anzi, se magari fa parte
della squadra di pallavolo o di calcetto e ha 9 in educazione
fisica, avrà un credito più alto. Entrambi questi dati di fatto
si verificano ormai da tre lustri senza che professori o presidi
possano farci nulla, perché si tratta di disposizioni di legge,
che nessun governo di sinistra o di destra ha pensato, sino a
ieri, di modificare. Non solo, ma su di essi vige il più
assoluto silenzio stampa: qualcuno ne ha mai sentito parlare
entro qualsiasi servizio giornalistico o televisivo che si
interroga ansiosamente sul perché la scuola non riesce più a
trasmettere cultura e formare ai principi etici?».
(Giorgio Israel, Sulla scuola è ora che il centrodestra dica da
che parte sta, 9.10.07 l’Occidentale).
S. Teresa di Riva, 23 ottobre
2007
DOMENICO BONVEGNA
domenicobonvegna@alice.it
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