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Scuol@Europa

Organo della Federazione Nazionale Insegnanti Centro di  Iniziativa per l'Europa (FENICE)

Anno II  n.4  -  Ottobre 2007

 

A scuola con più culture

Migrazioni e società multiculturale: il ruolo della scuola

Giampiero de Cristofaro

Un significativo effetto della globalizzazione è certamente lo sviluppo prorompente dell’interculturalismo che è divenuto, peraltro, un elemento fondante dell’Unione Europea. “Uniti nella diversità” infatti è uno punto che più caratterizza la politica della Commissione Europea. Sull’enciclopedia online Wikipedia l’interculturalismo è definito come “la filosofia dello scambio tra gruppi culturali all’interno di una società. Questa filosofia cerca di migliorare l’integrazione ponendo l’accento nella ricerca dei punti in comune. Da questo ne deriva la nascita di una nuova cultura come fusione delle singole culture precedenti.” In Europa l’educazione interculturale è nata come risposta educativa alla presenza di immigrati e successivamente il discorso relativo alle “nuove minoranze” di immigrati è stato colle gato con quello delle minoranze storiche di cittadini, individuando nell’educazione interculturale la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni altra forma di intolleranza. Con l’avanzare del processo di integrazione economica e politica dei vari paesi europei, viene individuata l’Europa come società multiculturale e si colloca la dimensione europea dell’insegnamento nel quadro dell’educazione interculturale. A tale riguardo vale la pena ricordare quanto contenuto nella Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione elaborata dal Comitato scientifico istituito dal Ministro dell’Interno con il D.M. 13/10/2006. In particolare nel documento si ricorda che tra i vari compiti della scuola c’è quello relativo alla conoscenza e l’integrazione tra tutti i ragazzi, il superamento dei pregiudizi, e la crescita comune dei giovani evitando divisioni e discriminazioni. Inoltre, per un insegnamento adeguato al pluralismo della società, è altresì essenzi ale, in una prospettiva interculturale, promuovere la conoscenza della cultura e della religione di appartenenza dei ragazzi e delle loro famiglie sulla base di una dichiarazione d’intenti adottata dai Ministri dell’interno dell’Unione europea. (continua)

Una competenza chiave:

la comunicazione linguistica in una dimensione plurilingue

Anna Rosa Guerriero

Nell’insieme dei documenti relativi alla politica linguistica dell’Unione Europea, il Quadro di riferimento europeo delle competenze chiave per l’apprendimento permanente è uno dei testi basilari elaborati a partire dagli esiti del Consiglio di Lisbona. In tale documento le competenze linguistiche nella madrelingua e nelle lingue straniere sono indicate tra quelle fondamentali e necessarie a tutti i cittadini di società ed economie basate sulla conoscenza. Il pieno controllo della comunicazione linguistica mette infatti in grado di interagire nell’intera gamma di contesti culturali e sociali e realizza il diritto alla parola come parte integrante dei diritti di cittadinanza. Data la centralità della facoltà di linguaggio per la specie umana, lo sviluppo delle competenze linguistiche è dunque fondamentale per la crescita intellettuale, affettiva e sociale di ogni esser e umano. Per questo qualunque progetto educativo non può non collocare l’educazione linguistica al centro di una rete di relazioni e intersezioni molteplici con tutte le altre aree di apprendimento. Un tratto fortemente caratterizzante la storia linguistica del nostro paese è il plurilinguismo, che registra la coesistenza e la convivenza di idiomi diversi e varietà della stessa lingua entro i confini di uno stesso territorio. Alla varietà degli idiomi storicamente insediati sul nostro territorio nazionale si aggiunge la varietà delle lingue di immigrazione parlate dai bambini stranieri sempre più presenti nelle nostre aule. Oltre al già ricordato processo di elaborazione dei documenti del Consiglio d’Europa, che sollecita l’esigenza di ampliare lo spettro delle lingue nell’offerta formativa, è anche il progressivo diffondersi nella nostra scuola di una realtà multilingue e multiculturale che contribuisce a modificare la prospettiva dell’insegnamento / apprendimento delle lingue : oggi più che mai l’educazione linguistica è educazione al plurilinguismo. La scelta di una prospettiva unitaria sulle lingue è essenziale per lo sviluppo della competenza linguistica e comunicativa globale dell’allievo. (continua)

Apprendere una lingua teatrando

Come usare  tecniche teatrali per l'apprendimento delle lingue straniere

Giampiero de Cristofaro e Doris Herzog

La scuola secondaria in Italia, malgrado le varie proposte di riforma, resta sempre la stessa. Da fonti autorevoli il richiamo al ruolo determinante della scuola nella formazione mette in guardia gli operatori dal commettere errori di impostazione che possono pregiudicare in maniera più o meno grave l’avvenire delle nuove generazioni. Psicologi, sociologi e operatori sensibili ai mutamenti generazionali hanno posto l’attenzione essenzialmente sulla constatazione che tutta la sfera emotiva di ogni singolo partecipante al gruppo classe – docente e alunno – resta fuori dalla classe, come se l’apprendimento fosse riservato alla sola sfera razionale. Ora pare dimostrato che non c’è apprendimento se non c’è interiorizzazione e non c’è interiorizzazione se non c’è adesione a quanto si sta costruendo. Il rito “ascolto da una parte e spiegazione dall’altra” e “verifica a scade nza nel rapporto di uno a uno durante l’interrogazione” non fa che ripetersi nel disinteresse generale: non potrebbe essere diversamente perché manca in questo rito la favilla della passione, l’illuminazione della mente e del corpo che non si sentono chiamati in causa direttamente. D’altronde oggi la scuola opera in contesto socioeconomico profondamente cambiato: basti accennare alla moltiplicazione delle fonti di informazione, al titolo di studio non più funzionale all’inserimento nel mondo del lavoro, al fatto che l’acculturamento non è più letto come passaggio fondamentale per il cambiamento di status sociale. Inoltre la comunicazione è una delle dimensioni più forte-mente coinvolta nei mutamenti che caratterizzano la società odierna, che ne condiziona i comportamenti e che è alla base dello sviluppo socio-economico. (continua)

Scoprire nuovi orizzonti

Come coniugare le belle arti con le nuove tecnologie informatiche

Ponti linguistici per favorire l'integrazione interculturale

Marina Villone

La scuola deve cambiare per non rischiare di restare completamente tagliata fuori e di perdere del tutto ogni possibilità di influire sulla formazione delle nuove generazioni. Forse, la parola migliore non è tanto cambiare quanto “adeguarsi” all’evoluzione sempre più veloce ed inarrestabile della società in cui viviamo. Molte sono le ragioni dei cambiamenti nella realtà che ci circonda. Una è certamente collegata allo sviluppo crescente dei computer, telefonini, macchine digitali, tutte le nuove tecnologie in genere il cui uso sta eliminando distanze e creando nuove forme di espressione. Sta, però, anche incrementando il gap tra docenti e discenti. I primi mediamente sottovalutano l’importanza delle nuove tecnologie, che conoscono poco e di cui, in genere, ignorano le potenzialità. I nostri studenti, invece, anche quelli meno interessati alle discipline tecnico-scient ifiche, si “illuminano d’immenso” non appena hanno un computer davanti o un cellulare in mano. L’unica cosa che gli insegnanti possono fare per non perdere del tutto il contatto con i propri studenti è di cercare di organizzare attività che includano la possibilità di sfruttare l’expertise informatica dei giovani, a fini educativi. Ancora una volta Internet ci può aiutare, favorendo scambi e conoscenze anche se stiamo comodamente a casa nostra. Se si va sul sito dell’INDIRE, ad esempio, è possibile trovare partner per gemellaggi attraverso il web. Si può elaborare un progetto – diciamo ad esempio, parlare delle nostre tradizioni, dei libri che leggiamo, del nostro tempo libero, ecc – e cercare se ci sono in Europa altri studenti interessati a discutere questi argomenti. Gli studenti possono dare vita ad un blog in cui pubblicare articoli su vari argomenti. Attraverso i contatti telematici, a parte le relazioni che si possono stabilire tra ragazzi di paesi diversi, si incrementano le conoscenze linguistiche e, soprattutto, si capisce che “straniero” non è sinonimo né di “strano” né di “inaccettabile”. In fondo l’ampliamento degli orizzonti è una delle finalità della nostra attività didattico-educativa. (continua)

Passeggiata interculturale per le strade d'Europa

Dalla comunicazione orale ad Internet (per le strade del villaggio globale)

Franco Staropoli

La scuola dei nostri giorni ha l’enorme compito di filtrare e di interconnettere esperienze differenti, eterogenee, squilibrate. L’eterogeneità delle esperienze cognitive ed emotive a cui oggi sono sottoposti i singoli discenti è un punto di partenza ineliminabile e ineludibile. Se vogliamo determinare nuclei comuni di contenuti in qualche modo da trasmettere e da replicare collettivamente, questi possono derivare solo da costruzioni intersoggettive, che si fanno nel corso di un continuo processo di comunicazioni e di aggiustamenti reciproci e non già sulla base di ipotesi pre-determinate sui saperi essenziali degli individui. Per i bambini e per gli adolescenti del nostro tempo le opportunità di socializzazione, e ancor di più le stesse opportunità cognitive, si sono enormemente incrementate e diversificate. Si pone dunque la domanda: qual è la divisione del lavoro più opportuna da instaurare fra le varie possibili esperienze formative e cognitive dei giovani? Spesso si conclude che alla scuola non resterebbe altro che assicurare un nucleo generale di contenuti comuni, sul quale poi ognuno potrebbe costruire il proprio percorso e la propria stessa individualità. In tal modo la scuola dovrebbe rinunciare ad essere agente di formazione e limitarsi a sviluppare competenze ben definibili e precisabili. La scuola deve invece aiutare l’individuo a percepirsi come un’identità multipla, aiutandolo nel contempo a percepire gli altri individui come identità altrettanto multiple. Solo questo gioco di riconoscimenti reciproci, in se stesso e negli altri, può fare emergere nuove idee di cittadinanza (a tutti i livelli: da quello locale a quello planetario). La scuola, in sostanza, deve considerare come una propria risorsa formativa uno dei tratti più importanti di questo passaggio fra due secoli: il fatto che le relazioni fra individui, come pure la loro appartenenza a comunità o a i dentità collettive, non sono più regolate soltanto dalle contiguità spaziali; il fatto che essere vicini (o lontani) spazialmente non dà più alcuna garanzia di essere vicini (o lontani) culturalmente, emotivamente, progettualmente. (continua)

Scuola e famiglia: nuovi scenari di integrazione

Lavorare con le famiglie per la riduzione e la prevenzione del disagio scolastico

Natale Bruzzaniti

Il bambino o il ragazzo, quando fa il suo ingresso a scuola, può presentare comportamenti problematici che, in numerosi casi, hanno le loro radici in situazioni di grave disagio individuale, familiare, socioculturale, tra loro spesso fortemente intrecciati. Tali comportamenti hanno a breve termine una ricaduta significativa nel percorso di apprendimento caratterizzato soprattutto da una mancata o scarsa socializzazione in cui l’insufficiente grado di conoscenze, di abilità, di comportamenti e di sentimenti è di ostacolo ad una partecipazione adeguata e soddisfacente alla vita sociale. Da qui, in un processo non meccanico e linea-re ma sicuramente dinamico, il passo verso l’insuccesso scolastico, l’antisocialità, il bullismo o la violenza è spesso breve. Questi fenomeni, comuni a tutti i sistemi educativi, sono spesso originati dall’indigenza, dalla povertà culturale d ella famiglia o dall’appartenenza ad una etnia o ad una cultura differente. Spesso la combinazione di questi tre fattori comporta un elevato tasso di dispersione scolastica. È dunque necessario che la scuola dia un adeguato supporto alla famiglia al fine di progettare azioni di intervento congiunto finalizzato al recupero del disagio.  (continua)

Apprendere una lingua straniera con gli occhi della mente

Una innovativa metodologia  per i non vedenti

Orazio Pasquali

Quando in una comunità, costituita da un insieme di individui, si stabilisce un mutuo impegno per la realizzazione di un apprendimento comune, ogni membro può negoziare all’interno della comunità il proprio ruolo e il modo in cui svolgerlo, e questo è il punto di partenza per la costruzione dell’identità del singolo e per il raggiungimento dell’obiettivo comune. La comunità rappresenta il luogo di incontro, fisico o virtuale, per la produzione, la gestione e la distribuzione della conoscenza; nel nuovo contesto allargato, il sapere nasce e si alimenta dalla condivisione, dallo scambio, dalla partecipazione alle pratiche sociali e culturali in essere nei gruppi di individui. Quindi l’apprendimento come interazione sociale: tutti apprendono, imparano nuove cose, mettendo in discussione le proprie conoscenze, accedono a nuove informazioni, utilizzano canali e strumenti di comunicazione originali, discutono con gli altri sia di conoscenze già acquisite, sia di dubbi, di idee, di progetti. Tutti possono insegnare, condividendo con gli altri le proprie conoscenze, spiegando ed informando gli altri, circa le proprie conoscenze e scoperte, e cercando di dimostrare la fondatezza delle proprie opinioni. È all’interno di questo discorso che emerge l’accento sulla dimensione “facilitante” inscritta nel processo stesso di interazione sociale. L’interazione, basata sulla condivisione di interessi e su un’identità che deriva dalla dedizione e lealtà dei suoi aderenti, consente di far acquisire una competenza collettiva ai suoi membri che imparano gli uni dagli altri. Questa dimensione del processo di apprendimento in una comunità diventa molto importante quando tutti o parte dei membri sono diversamente abili quali ad esempio i non vedenti. È dunque necessario centrare l’apprendimento di una lingua basandosi sull’udito, sul tatto e sull’interazione con gli altri componenti della comunità. Questo è stato appunto l’obiettivo del progetto Listen and Touch, realizzato nell’ambito del Programma SOCRATES Azione LINGUA 2 e coordinato da Euroinform Ltd., Bulgaria. (continua)

Arrivano Hotus e Lotus!

I Dinocroc che insegnano le lingue ai bambini

Giulia Francese

Hocus e Lotus sono due piccoli dinocroc, hanno il dente di un coccodrillo e la coda di un dinosauro e vivono in un parco mille avventure con tanti amici simpatici e tanti bambini della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria. “Quando arriva l’ora di Hocus e Lotus, entriamo nel mondo magico e parliamo la loro lingua!” dice una bambina della scuola dell’infanzia, riferendosi all’inglese, ma Hocus e Lotus parlano anche italiano, tedesco, francese e spagnolo, a seconda delle scuole e del paese in cui ci troviamo. Premiati con l’oro al Festival per l’educazione permanente a Berlino “Hocus e Lotus” sono stati creati all’interno di una serie di progetti Europei Socrates Lingua lanciati dall’Università di Roma “La Sapienza”, e offrono un percorso completo e innovativo per l’insegnamento delle lingue ai bambini. I materiali multimediali si basano sui principi del-la psicolinguistica evolutiva, ossia sul naturale processo di apprendimento di una lingua. Concetti come l’affetto, la narrazione, la buona comunicazione, l’uso di gesti ed espressioni facciali e una serie di esperienze positive ripetute e vissute insieme sono le basi teoriche e pratiche di questa nuova metodologia. Le ricerche effettuate da 4 Università Europee a partire dal 1992 su circa 4.000 bambini nelle Scuole di Italia, Spagna, Germania, Olanda, Francia, Portogallo e Slovenia hanno dimostrato che con Hocus e Lotus è effettivamente possibile imparare con successo una nuova lingua, ma hanno anche evidenziato l’importanza della figura dell’insegnante e della sua formazione a questo nuovo modello. In Italia il Centro Interuniversitario ECONA con sede all’Università di Roma “La Sapienza” offre un corso di perfezionamento in glottodidattica infantile triennale e un Corso di formazione in servizio con borsa di studio Comenius per le insegnanti di tutta Europa. I corsi Comenius s ono offerti anche dal Cilt nel Regno Unito e da altre istituzioni in Germania, Spagna, Olanda e Austria. Si possono trovare maggiori informazioni sul sito www.hocus-lotus.edu. Un’insegnante della scuola dell’infanzia ci racconta una delle sue “lezioni magiche”: “Per prima cosa entriamo nel mondo magico e indossiamo la maglietta magica, elemento simbolico di passaggio dal mondo reale, in cui si parla italiano, a quello fantastico di Hocus e Lotus, in cui si par-la solamente l’inglese. Ci disponiamo nel cerchio magico tenendoci per mano, chiudiamo gli occhi e contiamo in inglese fino a dieci. Poi racconto ai bimbi una delle avventure di Hocus e Lotus abbinando con gesti, espressioni facciali, tono della voce, le nuove parole. Non abbiamo bisogno di traduzioni, comprendiamo e produciamo la nuova lingua divertendoci un mondo. (continua)

Editore: Federazione Nazionale Insegnanti Centro di iniziativa per l'Europa - Piazza Quattro Giornate, 64 - 80128 Napoli tel. 081 5788295 – Fax 081 2141590 – e-mail: fenice.eu@libero.it  

Direttore Responsabile: Giampiero de Cristofaro

Direttore: Bruno Schettini

Redazione:  Natale Bruzzaniti, Maria Rosaria Fiengo, Nicola Lupoli, Orazio Pasquali, Franco Staropoli, Filippo Toriello, Marina Villone

Grafica: Rino  Schettini