IL DISASTRO
DI SCALETTA ZANCLEA E GIAMPILIERI |
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Giovanni
Caminiti
scrive: Caro
Direttore, oggi solo ho potuto buttare giù un pensiero
in merito a quello che sta succedendo nella nostra
riviera, e spero che questa mia missiva possa essere
condivisa con i suoi lettori.
Anche io insieme ad altri nel 2007 siamo stati colpiti
dalla frana che si è abbattuta ad allume, abitando
proprio lì in quella via ove ho perso tutto quello su
cui avevo investito, due macchine qualche mobile ma
soprattutto molta paura, per fortuna non ci sono stati
morti (anche se non mancava molto).
Oggi mi ritrovo come volontario a Scaletta con il nostro
gruppo di Protezione Civile (G.I.M.) e vedere il mio
paese nativo in condizioni disastrose, mi ha reso triste
ma nello stesso tempo impotente di fronte ad una natura
così rivoltosa. Mi ricordo proprio quel borgo, la fraz.
foragine, ove passavo giornate intere a giocare con i
miei amici in particolar modo con il mio amico di
infanzia Eugenio Bellomo, spensierati, senza poter mai
immaginare che un giorno potesse accadere un
disastrastro simile, financo perdere suo papa’ e avendo
rischiato lui stesso la vita. A Lui vanno e ad altri
ovviamente il mio saluto e il mio conforto. Proprio per
questo motivo ho lasciato il mio lavoro per soccorrere
il mio paese. Ho scavato all’inverosimile, mi creda, la
mia chiesa finalmente è libera, anche se ce molto ancora
da fare. Sono convinto caro direttore che molte cose che
si sono dette sono parzialmente vere. Non può essere che
tutto quello che è successo in questi luoghi sia frutto
di scelte scellerati dell’uomo. Secondo me si da una
visione sbagliata a tutto il mondo, strumentalizzando e
formentando ancora una volta un pensiero negativo sulla
nostra cultura siciliana. Come se tali disastri non
capitassero in altri paesi o regioni. Li invece è causa,
guarda caso, di imprevedibili eventi calamitosi.
Vero è che la desertificazione purtroppo porta ad una
instabilità idrogeologica, ma sicuramente non voluta da
un singolo uomo o una singola collettività, dunque
ricerchiamo le responsabilità all’alto. Vero è che
bisogna punire severamente il piromane che da fuoco alle
campagne, ma non è il caso di scaletta, conosco bene la
storia rurale di questi luoghi. Dico solo questo, non è
che la natura, le montagne le colline nel loro mutamento
e nell’evoluzione normale del suolo si sono volute
creare altri sbocchi? cioè voglio dire se la natura sta
cambiando la propria struttura geologica cambiando
radicalmente la geografia di un territorio cosa può
l’uomo?.
Allora se è così, la mia domanda nasce spontanea, quali
sono le azioni che bisogna mettere in campo. Quali sono
le strategie per migliorare la sicurezza dei nostri
paesi e dei nostri compaesani.
Infine, non concentriamo la nostra attenzione su una
denominazione secondo me inappropriata “Abusivismo” se
no la parola stessa diventa abusiva, la chiesa stessa
risalente al 1200 diventa abusiva, il convento delle
suore diventa abusivo, la casa cantoniera diventa
abusiva, financo la strada nazionale e la ferrovia
diventano abusive. Concentriamoci come dare invece
lustro ad uno dei paesi più vecchi che i nostri padri
hanno visto sempre come un luogo affascinante e fluente,
da qui la giusta interpretazione che davano i miei nonni
i nostri nonni, A Scaletta “U BENI SI IETTA." |
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Giovanni Caminiti commenta: Cara
Rosita, mi sento onorato se ho suscitato in te commozione.
In verità
ho solo esternato un senso di profonda angoscia e di
intolleranza. Di norma butto d i getto senza riflettere, in
quanto sono impulsivo, questa volta stranamente ho avuto la
forza di riflettere, perchè probabilmente il momento lo
pretendeva. Vedi, secondo me il disinteresse verso questa
Sicilia un po dipende dalla nostra storia pregressa che
risale al 1860 in poi un po ce la cerchiamo perchè da popolo
laborioso diveniamo fin troppo "passivamente lenti". Be se
non ci riappropriamo, senza aspettare altri, della nostra
dignità culturale siciliana che ha contrassegnato fortemente
la cultura meridionale ma oserei dire mondiale, penso che
non potrà cambiare nulla. Ricordo a me stesso che questo
paese è stato la culla ed è la patria dell'arte della musica
della medicina ed è stato questo contatto con il territrio
che ha consentito a Ghete a Quasimodo a Sciacca e ad altri
scrittori che attraverso i loro scritti, ne hanno consegnato
il mito rendendo questa terra, impareggiabile, ed hanno
stuzzicato la curiosità dei turisti.moderni. Ed è nostro
dovere continuare a cercare come tutelare quello che i
nostri predecessori ci hanno lasciato. Io la penso così, chi
offende un popolo, di quel popolo hanno paura e fanno di
tutto per non farlo emergere. Io mi sento una persona libera
e cerco di infondere la stessa cultura alla mia famiglia, ai
miei amati figli. Saranno loro la generazione che
probabilmente, riscatteranno lo status quo che meritano, che
i nostri padri saggiamente ci hanno lasciato e che
temporaneamente abbiamo perso. Grazie delle belle parole,
non sono solo un amico ma sono e sarò probabilmente sempre
Giovanni Caminiti. |
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Rosita Retto commenta: è commovente sentire tutto ciò sono solidale con questo amico che ha vissuto questa tragedia e che nel resto d'italia hanno volutamente frainteso .e con la parola"abusivismo" si è OFFESO chi è morto e chi ha sofferto per la paura ed il dolore di aver perso tutto.ti sono vicina amico e ti capisco.la natura sta cambiando e anche se i siciliani hanno tante colpe al nord fa comodo dire che siamo sempre colpevoli di tutto ciò che accade e per concludere ci accusano di meritare tutto invece di aiutare a risolvere. comunque speriamo che col tempo qualcosa cambierà in meglio e vi aiuteranno a far risorgere questo vs paese.