Verso le elezioni politiche italiane 2008.
Breve riflessione ed intenzione di voto alle politiche ad un
mese dall’apertura delle urne.
Allo stato delle cose credo proprio che, da liberale, per una
serie di motivi in negativo ed in positivo, a queste elezioni
politiche non mi resta che votare per il p.s.
I motivi in negativo, in primo luogo, sono:
- la mancanza di una credibile lista liberale;
i gruppi
accreditabili come liberali (ad esempio la FdL –Federazione dei
liberali) non saranno presenti, mentre credo che c'è ne sarà una
denominata PLI ma sulla cui includibilità tra quanti pretendano
riferimenti di personaggi liberali per politiche liberali non vi
sono molte certezze; dopo aver fatto da oggetto lasciato nel
ripostiglio delle scartoffie inutili ed inutilizzate del
Cavaliere, ci vorrebbe ben altro che l'aver forse riscattato il
marchio scimmiottante quello del pli storico che -ricordo si è
chiuso col 1994; lieto se sarò smentito non da dichiarazioni ma
da fatti;
- la improponibilità
per un liberale (di qualsiasi tendenza, anche per i c.d.
liberal-conservatori. liberal-moderati e per i liberal-liberisti
classici) di votare PdL;
ciò per diversi
motivi che sintetizzo:
(a) la confluenza di
AN in FI, che già per un liberale (e quindi antifascista) è più
che sufficiente come rimane insufficiente anche se voglia dar
credito ad una trasformazione in senso “gollista e paternalista
demosociale”di detta formazione che rimane in opposizione
rispetto alla democrazia liberale ed alla dinamicità di una
società aperta e libera;
(b) il
riferimento certo al ppe (conservatori e democristiani), altro
motivo in sé e per sé sufficiente, con l’aggravante
dell’occultamento e dell’intorbidimento scientamente attuato con
il richiamo anche a etichettamenti politici diversi quali
“moderati”, “riformisti”, “liberali”, anche “liberal” ecc.;
(c) la lontananza ed
avversione a politiche liberali (paradossalmente unito all’uso
spregiudicato e fraudolento dell’etichetta di liberale) anche di
tendenza non progressista, ma "classica";
su tale operazione
d’immagine, devo dilungarmi un po’ ed elencare sinteticamente
quattro punti di impossibilità del voto liberale al PdL o a FI:
c1) improponibile per chi aderisca al principio della
separazione dei poteri (l'informazione è il IV potere e va
trattata alla pari della separazione tra i poteri legislativo,
esecutivo, giudiziario); similarmente improponibile per
l’adesione alle politiche di contrasto di posizione dominante di
mercato nel campo della comunicazione;
c2) improponibile
per la posizione antiliberista di tale parte politica,
nonostante le apparenze e autoinvestiture (anche nella visione
hayekiana del mercato, a maggior ragione per quella keynesiana);
anche in senso lato: la libertà contrattuale "asserita" per
l'impresa (poi solo per qualche impresa, in posizione già forte
e dominante, quindi oligopolista) ma non per i contratti dei
rapporti civili, quali pacs, dico e similari (possiamo dire che
il Berlusca è caduto sul pisello);
c3) improponibile
per la estraneità ad una concezione liberale, od anche più
semplicemente democratica, della politica e delle istituzioni
(vedasi alcune interviste non smentite al leader di PdL/FI),
l'insistenza sul partito unico piuttosto che unitario
(reminescenza di altro ventennio rispetto a quello che si
vorrebbe instaurare), la valenza della Costituzione, i partiti
come marchio, i parlamentari come “yes men” o “pianisti” utili
in misura non superiore ad una trentina, ecc. ecc.
c4) improponibile
per l'antinomia politica di un miscuglio che vede unito il voto
di secessionisti e xenofobi, di istanze pseudo meridionaliste ed
isolane che in realtà vogliono solo fondi dallo stato e
soprattutto vogliono la intermediazione di tali fondi, di
paternalismi sociali e clericali, di antipolitica e moralismo;
- la distanza politica di formazioni quali "la Sinistra -l'Arcobaleno"
o l'UDC di Casini o il suo progetto di costituente di centro
democristiano; qui il distinguo netto è puramente politico
(verso formazioni che vedono rispettivamente nostalgie o
richiami inattualizzati verso una filosofia totalitaria
sconfitta dalla storia ed un fare l'occhiolino a settori
violenti di "sinistra antagonista" pur assieme a istanze
ambientaliste e liberali ben presenti e -spero -ormai
consolidate), nonché verso una formazione con nostalgie verso
una concezione socialcristiana incline al clericalismo di
facciata e a far da sponda alle istanze temporali e finanziarie
vaticane, oltre che ad un tradizionalismo politico
rispettabilissimo ma non necessariamente da condividere; va dato
atto e va ammirata e rispettata la scelta casiniana di
affrancarsi dal signoraggio berlusconiano: non tutti l’avrebbero
fatto e non tutti l’hanno fatto (singoli o gruppi di –ex –
riformisti, socialisti, repubblicani, liberali e radicali pro
Berlusconi, ad esempio);
- la impossibilità
di prendere in considerazione formazioni quali la la “Sinistra
critica” o la “Destra” storiaciana-santachetiana (che avrà i
voti da postfascisti e neo fascisti e da similari “forze nuove”,
come dire da chi vuole un ordine sociale garantito dalla polizia
e da chi vuole un uguale ordine ma che attacca la polizia, e le
sue caserme con la scusa dello sport del calcio e se capita da
addosso o finanche uccide i poliziotti);
- la scarsa
comprensione di cosa sia e cosa vuol fare da grande il pd che,
allo stato, vuole unire in maniera impossibile e similmente -
pur se meno gravemente -al pdl altre antinomie: quali
lavoristi e impresisti (senza adeguata buona sintesi, pur
possibile, nella moderne culture che recepiscono le istanze
politiche socialdemocratiche e liberaldemocratiche, nonché nelle
moderne culture per i paesi latini, che ai due riferimenti
citati aggiungono il riformismo cattolico-democratico); quali
demosociali e liberaldemocratici (anche qui senza adeguata
buona sintesi possibilissima ed auspicabile e soprattutto senza
adeguata presenza e rilevanza di questi ultimi ma tramite una
semplice autoreferenzialità che, se non è più leninista, rimane
insopportabilmente spocchiosa); quali laici e clericali;
su tale ultima questione – fondamentale nella politica
contemporanea ed a livello internazionale - si è impostata una
operazione fraudolenta spostando l’attenzione con lo spessore
politico di un funzionario del Minculpop o di una Wanna Marchi,
evocando una antinomia tra laici e cattolici che non c’è; come
vorrei ricordare a Veltroni ma anche ai vari Ferrara ed
Adornato, la inconciliabilità è tra chi ha una concezione laica
delle istituzioni - ed è interno ai fautori della democrazia
liberale anche se da posizioni socialiste, liberali,
ambientaliste, democristiane, demomussulmane, demoebraiche,
demoateiste, conservatrici. ecc. - e chi ha una concezione
clericale o altrimenti totalitaria della politica ed è esterno
al sistema della democrazia liberale –fascisti post e neo,
comunisti e post comunisti ancora inclini al leninismo-marxismo
piuttosto che a visioni libertarie; cattolici-reazionari che
farebbero rivoltare nella tomba il cattolico Rosmini,
semplicemente nostalgici del potere temporale ovvero voglioso di
farne gli ascari e che, liberissimi di usare il cilicio sul loro
corpo (apprezzo il libertinaggio e le pratiche sadomaso, anche
se non le pratico più di tanto e soprattutto non le spaccio per
esperienze mistico-religiose), non possono imporne l’uso sui
corpi altrui; idem per le rispettabili ma non condivisibili e
soprattutto non inseribili nel codice penale opinioni in materia
di lavoro nel giorno festivo, di sessualità e riproduzione, di
titolarità dei diritti sul proprio corpo, di libertà di opinione
e di autonomia di pensiero, di ricerca scientifica, di stili di
vita.
I motivi in positivo sono riassumibili in poche “etichette”
che mi paiono ascrivibili al p.s.:
- il costituire un partito di sintesi liberal-socialista;
- il proporre con una certa credibilità e fermezza una
politica positiva laica con annessi e connessi (tra cui la
fondamentale salvaguardia e impegno di promozione qualitativa
della scuola pubblica) pur non potendo da parte mia dimenticare
la scelta neoconcordataria assunta a suo tempo;
- la disponibilità a candidature “laiche” che, opportunamente
- pur nella cornice del tutto impropria per un liberale del
richiamo al socialismo-, consentirebbero al p.s. quel plus
necessario per superare le forche caudine della soglia
elettorale ed ai liberaldemocratici –spero chiaramente indicati
per tali - di potersi esprimere in quanto tali e per posizioni
chiari e forti. Una opportuna ed utile alleanza elettorale che,
nella italietta dei partiti maxi-contenitori, salvaguardi, due
delle tre culture e posizioni politiche significative e
significanti a livello internazionale: mi riferisco a
socialdemocratici ed a liberaldemocratici (il terzo riferimento
– i conservatori secolari e teo democratici - è già più che ben
conservato); su tali tre principali filoni politici chiari e
netti, ad oggi e per un tempo presumibilmente ancora lungo si
discutono le sorti della democrazia politica; infatti per quanto
strano possa sembrare ai “democratici veltroniani” ed ai
“popolari berlusconiani” il mondo non si è fermato ad Arcore ed
alle sue specularità.
Non la scelta
ideale, dal mio punto di vista, ma una soddisfacente opzione per
esprimere e far sopravvivere le istanze liberaldemocratiche e
progressiste che vive e forti nella società, vive e forti nel
resto d’Europa e del mondo, spero non diventino
“extraparlamentari” in quest’Italia che non ci piace.
Giovanni Iannello
(Catania)
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