BENAZIR MARTIRE DEL
PAKISTAN MODERNO.
Avevano
tentato di ucciderla il 18 ottobre scorso, appena aveva messo
piede in Pakistan, sono riusciti ora dopo due mesi. Mi riferisco
a Benazir Bhutto leader del Partito del popolo Pakistano (il Ppp).
“Innanzitutto hanno ucciso una donna. Una donna bella. Una
donna visibile, anzi, visibile in modo palese e spettacolare”,
esordisce
Bernard-Henri Levy su Il Corriere della Sera.
Una donna per la quale era una
questione d’onore, non soltanto tenere incontri politici in uno
dei Paesi più pericolosi del mondo, ma farlo a viso aperto,
senza velo – l’esatto contrario di quelle donne vergognose e
nascoste, creature di Satana e pertanto maledette, le uniche
donne tollerate dagli apostoli di un mondo senza donne”.
Proprio in questi giorni ho finito di leggere un libro scritto
da Alberto Leoni, La “Quarta” guerra mondiale,
edito da Ares di Milano, una cronaca dettagliata,
dei vari focolai di guerra che infiammano il pianeta dopo l’11
settembre, guerre dove il terrorismo del fondamentalismo
islamico è quasi sempre protagonista e l’uccisione di Benazir
Bhutto in Pakistan si situa proprio in questa 4 guerra
mondiale (la terza è la cosiddetta guerra fredda tra
Occidente e Urss) che il terrorismo jihadista ha scatenato.
Ora
dopo l’attentato gli assassini cercano di depistare le indagini,
ma è sicuro che la Bhutto sia stata uccisa da terroristi
islamici, che la odiavano, perché rispettava tutte le religioni,
era un simbolo della democrazia, amata e rispettata da
inglesi e americani, è già per questo guardata con sospetto tra
gli europei un po’ politically correct e un po’ sottomessi
all’islam, scrive Maria Giovanna Maglie su Il Giornale del
28 dicembre. “Hanno ucciso colei che era l’incarnazione stessa
della speranza, dello spirito e della volontà di democrazia, non
solo in Pakistan, ma in tutta la terra dell’Islam[…].
La Bhutto per i terroristi era secondo Levy, una minaccia
più che politica, oserei dire ontologica. Benazir non gli
avrebbe lasciato scampo: loro lo sapevano, e l’hanno ammazzata.
Anche secondo il
sociologo Massimo Introvigne l’uccisione della Bhutto
è una strage annunciata, condannata a morte da Ayman al Zawahiri, lo stratega di Al Qaida, così come vengono condannati a
morte i dirigenti sunniti dell’Irak che collaborano con il
governo democratico, i politici libanesi che vogliono disarmare
le milizie fondamentaliste, i dirigenti palestinesi che
rifiutano la dittatura di Hamas, in pratica chiunque si oppone
alla strategia sanguinaria del jihadismo qadista.
La
Bhutto è stata uccisa perché si avviava a vincere le elezioni e
soprattutto aveva un dialogo con l’islam non fondamentalista.
“Nell’ultima intervista rilasciata
prima di morire Benazir proclamava la sua fede islamica, su cui
annunciava un prossimo libro dove avrebbe proposto
un’alternativa al fondamentalismo, esprimendo perfino
apprezzamento per Benedetto XVI e per il suo appello a un islam
che sappia riannodare le fila di un dialogo fra fede e ragione”. (Massimo Introvigne, E
ora non lasciamo morire la democrazia pakistana, 28.12.07
Il Giornale).
Aveva un programma che prevedeva di coniugare modernità e
identità islamica, alleandosi con l’Occidente. Quale sarà il
futuro in Pakistan? “La tentazione
è quella di annunciare brutalmente ai pakistani che il loro
sogno di democrazia è finito, e che per contrastare i terroristi
occorre tornare a una dittatura militare, non importa se
incarnata da Musharraf o da qualcun altro”.
Questa è una scelta sbagliata perché come sostiene Condi Rice
le dittature creano terrorismo.
E in Pakistan i dittatori hanno sempre flirtato con i
terroristi.
Infatti, il ritorno alla dittatura militare non fa paura
ai terroristi, anzi è quello che vogliono.
Secondo
Introvigne il terrorismo colpisce
perché non sta vincendo, ma perdendo.
I popoli coinvolti nella guerra, tra l’altro quasi tutti
musulmani, sono stanchi delle bombe; la popolarità degli
ultra-fondamentalisti è ai minimi storici.
A questo punto bisogna che l’Occidente deve insistere
perché in Pakistan si voti,
magari facendo un governo di grande coalizione che metta insieme
gli eredi di Benazir, Musharraf e Sharif. L’unico modo per
rispondere a questa terribile
sfida del terrorismo è quello di far diventare la bella Benazir
Bhutto un simbolo per tutto il mondo, il modo migliore per
rispondere ai terroristi secondo Henri Levy è quello che tutti i
capi di Stato dell’Occidente vadano subito in Pakistan, per
trasformare la celebrazione funebre
in una manifestazione silenziosa e mondiale a favore dei valori
della democrazia e della pace.
Benazir Bhutto deve diventare un simbolo, una bandiera, come
Massud
il “leone del Panshir”,
l’eroe afgano ucciso a tradimento il 9 settembre 2001 da Al
Qaida. “Bisognerà che, dietro questa bandiera, si
raccolgano tutti coloro che non hanno ancora seppellito ogni
speranza di libertà nella terra dell’Islam[…] A noi, cittadini
d’Europa e degli Stati Uniti, spetta portare il lutto che i
nostri leader hanno, per ora e nella sostanza, vergognosamente
dimenticato”. ( Bernard-Henri
Levy, Ora un gesto per non dimenticare, 29.12.07
Corriere della Sera).
Benazir
è morta, ma la democrazia nel mondo islamico non può e non deve
morire.
S. Teresa di Riva,
29 dicembre 2007
Festa di S. Tommaso Becket
DOMENICO BONVEGNA
domenicobonvegna@alice.it
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